Inauguriamo la prima rubrica (a periodicità rigorosamente casuale) di Dietro Le Nuvole. Ogni appuntamento di #Threevia riporterà tre notizie, curiosità e indiscrezioni su un argomento specifico, solitamente a tema fumettistico, cinematografico o televisivo. Oggi parleremo degli X-Men, visto che questo mese ricorre il cinquantenario dalla loro nascita.
La storia editoriale degli X-Men è stata un po’ travagliata. Il primo numero della serie regolare, come si diceva, è uscito nel lontano settembre 1963. I testi erano chiaramente di Stan Lee, i disegni del re Jack Kirby. La serie ebbe un buon successo iniziale, ma, quando Kirby abbandonò, le vendite calarono rapidamente. Nel 1969 la serie fu cancellata e gli albi degli X-Men iniziarono a pubblicare solo ristampe. Fu solo nel 1975, una volta finito il materiale in archivio, che si decise di rielaborare il concept alla base degli X-Men e creare un nuovo team composto da mutanti di varie nazionalità. Con l’introduzione dei nuovi personaggi (tra cui figuravano “pezzi grossi” del calibro di Wolverine, Tempesta e Colosso, giusto per fare qualche nome) si andò a definire un gruppo ampio e variegato, aperto ad accogliere nel corso degli anni altri eroi. E soprattutto, si consolidò il franchising degli X-Men così come è concepito tuttora.
Altri dettagli relativi alla storia editoriale mutante sono disponibili sulla pagina wikipedia del gruppo.
#1: Strade perdute: Magneto, Wolverine e Colosso
Con il passare degli anni e con l’avvicendarsi degli autori, sono numerose le sottotrame aperte da uno sceneggiatore e poi mai approfondite a causa del suo abbandono della testata, e così sono molti i cambi di direzione e le variazioni nelle caratterizzazioni e nelle storie personali dei personaggi. L’esempio più famoso è quello relativo a Magneto, arcinemico degli Uomini X. Nelle intenzioni iniziali di Stan Lee Magneto doveva essere fratello di Charles Xavier, e non solo un amico di gioventù.
Un’altra idea interessante mai approfondita a dovere riguarda Wolverine e l’esperimento Arma X. Le vicende che hanno portato l’artigiliato canadese ad avere il suo indistruttibile scheletro in adamantio sono narrate nella stupenda miniserie Wolverine: Weapon X, firmata da Barry Windsor-Smith. Nella miniserie però, si fa riferimento a una non meglio identificata eminenza grigia che si muove dietro le quinte. Non si dice chiaramente chi sia, ma Windsor-Smith ha rivelato di aver lasciato questa porta aperta come segno di rispetto – o se vogliamo come favore – a Chris Clameront, lo storico sceneggiatore degli X-Men, colui che in un certo senso ha creato i mutanti Marvel così come li conosciamo ora. Clameront aveva le idee molto chiare sull’adamantio nello scheletro di Wolverine, anche se non aveva mai avuto modo di approfondire l’argomento nella serie regolare degli X-Men: l’eminenza grigia che aveva organizzato l’operazione altri non avrebbe dovuto essere che Apocalisse, storico nemico degli Uomini X. A quel che mi risulta, l’idea non è stata più ripresa, ma se ne ravvisano ancora degli sporadici indizi nelle storie passate.
Infine, c’è stato un curioso cambio di direzione nel ruolo del personaggio di Colosso, alias Peter Rasputin, il mutante russo dal corpo d’acciaio. Colosso era stato ideato dal disegnatore Dave Cockrum quando lavorava per la DC e doveva essere inserito tra le fila della Legione dei Super-Eroi. Alla fine per qualche motivo ciò non accadde, perciò, quando Cockrum fu incaricato, insieme allo sceneggiatore Len Wein, di disegnare la nuova serie degli X-Men, i due decisero di riprendere quel personaggio e inserirlo nel team rendendolo… la star indiscussa! Wein in proposito commenta:
«Alcune delle mie idee sono andate perse perché gli X-Men sono diventati un albo completamente diverso dalle premesse. Ma Colosso, per essempio, avrebbe dovuto essere la star del fumetto. È per questo che era lui la figura di rilievo nelle prime cinque o sei copertine della serie; sarebbe dovuto diventare la loro Cosa, il loro Hulk, il loro membro permanente. Per questo il suo costume è rosso, giallo e blu. Colori primari»
In Italia, abbiamo recentemente rimediato a questa svista con le fantastiche vignette di Figures in Action :)
Fonti: ComicVine, Secrets behind the X-Men
#2: Un tribunale reale ha stabilito che gli X-Men non sono umani
Uno dei messaggi di fondo degli albi degli X-Men è quello di tolleranza e rispetto verso le diversità. Benché i mutanti appartengano a uno stadio evolutivo diverso dal nostro, quello di Homo Superior, è stato più volte stabilito che di fatto sono umani esattamente quanto noi. Buona parte delle storie degli anni Settanta e Ottanta degli X-Men si fondano su questo principio, una su tutte il classico Dio ama, l’uomo uccide.
È allora curioso scoprire che nel 2003 la Toy Biz (divisione giocattoli della Marvel) ha spinto una corte federale Usa a dichiarare che gli X-Men non sono umani! In realtà si tratta di un banale problema tariffario: le tasse da pagare sulle bambole in America sono maggiori di quelle da pagare sui semplici giocattoli. Dal momento che fino al 2003 gli X-Men (e le altre action figures marvel) erano stati classificati come bambole in virtù dei loro connotati antropomorfi, la Marvel ha deciso di correre ai ripari e ha fatto appello alla Corte Statunitense per il commercio internazionale. La corte ha accolto il ricorso, stabilendo che gli X-Men avevano caratteristiche che li rendevano diversi dagli umani in maniera abbastanza significativa da poterli classificare come non-umani
Fonte: CBR.
#3: Charlie Kaufman ha scritto gli X-Men (o quasi)
Charlie Kaufman è uno sceneggiatore cinematografico ormai meritatamente molto famoso, a cui dobbiamo perle del calibro di Essere John Malkovich, Il Ladro di Orchidee, Confessioni di una mente pericolosa ed Eternal Sunshine of a spotless mind (mi rifiuto di chiamarlo diversamente).
Ma pochi sanno che Kaufman, in gioventù, ha scritto anche una parodia degli X-Men per la National Lampoon Magazine. Il breve fumetto, co-scritto da Paul Proch per i disegni di Frank Springer, si intitola The unconscionable X-Women, è del 1984, ed è disponibile per il download sul sito ufficiale di Kaufman.
Fonte: CBR