Quando il Papa ti “ruba” il lavoro… #MIA2013

Papa Francesco

È un ottimo PR. E l’avevamo capito subito.

Un copywriter a suo agio con gli slogan.

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Account Manager, e quello va da sé col mestiere.

Un maestro di Telemarketing.

Papa Telemarketing

Social Media Manager.

E adesso è stato pure dichiarato personaggio dell’anno ai Macchianera Italian Awards, gli oscar del web (qui la lista completa dei vincitori).

Papa Francesco ha indiscutibilmente dimostrato sin dal suo insediamento un occhio di riguardo per la comunicazione. Il fatto di averlo eletto Papa subito dopo uno come Ratzinger, che in materia era decisamente poco competente, più che una manifestazione dello Spirito Santo direi che è stata una sapiente mossa di Marketing.

Intendiamoci, la mia non è una critica. Al contrario: è positivo che un’istituzione millenaria come la Chiesa abbia compreso l’importanza di sapersi comunicare (considerata la perdita di credibilità che la affligge da anni persino tra alcuni credenti e il sempre più frequente fenomeno dello sbattezzo). Se di mossa di marketing si tratta, tra l’altro, è una mossa che sta funzionando, visti i favori che Bergoglio riesce a raccogliere sia tra i cattolici che tra gli atei più convinti. E Papa Francesco, infatti, sta simpatico anche a me.

Solo, dopo questi primi mesi di pontificato, resto dell’avviso che non ci troviamo di fronte a una rivoluzione epocale, come sostengono alcuni, quanto a una rivoluzione di facciata, che forse cambierà il sentire comune del mondo cattolico su determinati argomenti e la percezione che abbiamo della Chiesa Cattolica come istituzione, ma modificherà poco o niente nelle pratiche comuni e nulla nella Dottrina.

Basta sapersi accontentare.

2 pensieri su “Quando il Papa ti “ruba” il lavoro… #MIA2013

  1. Io sono dell’avviso che se davvero il sentire comune dei cattolici cambiasse su certi argomenti sarebbe un enorme passo avanti. Se il sentire comune cambiasse davvero, la rivoluzione non sarebbe più soltanto di facciata. Certo, ci vorrebbe ancora un bel po’ di tempo… speriamo che Bergoglio ce l’abbia.

    1. Dipende: finché le pratiche non cambiano, secondo me il sentire comune ha un ruolo secondario.

      Cioé: puoi far sì che il sentire comune cattolico sia più orientato alla non discriminazione degli omosessuali, ma se poi li tratti come dei peccatori sei punto e a capo.
      Puoi continuare a dire, come fai dall’alba dei tempi, che la Religione Cattolica ha un grande rispetto del ruolo della donna in virtù della centralità della figura della Vergine, ma se poi il sacerdozio rimane riservato ai soli uomini allora la tua affermazione rimane di facciata.
      Puoi affermare il ruolo relazionale e affettivo del rapporto sessuale al di là della procreazione, come fanno alcuni sacerdoti illuminati già ora, ma finché metti i bastoni tra le ruote alla distribuzione dei profilattici nei paesi del terzo mondo non hai cambiato la vita a nessuno (se non in peggio).

      E di esempi ce ne sono tanti. Il fatto è che sui singoli argomenti le parrocchie hanno una certa libertà di interpretazione, perché sono loro a essere più a stretto contatto con i fedeli. Di modo che se interroghi un assiduo praticante la sua visione della Fede può essere molto distante da quella che ti aspetteresti, e anche molto condivisibile, perché non rispecchia quella storicamente propugnata dai padri fondatori, ma una sua evoluzione naturale. È da queste premesse che può partire una vera rivoluzione.

      Ma si tratta di un fenomeno non universalmente diffuso. Il Cattolicesimo ufficialmente è una religione paternalista: è vero ciò che dice il Papa, che è infallibile. E finché il Papa si limita a dire e non cerca di modificare le pratiche e la Dottrina, avremo la fortuna di beccarci ogni tanto qualche Don Gallo qua e là, ma la strada per un vero ammodernamento della Chiesa è ancora tutta da percorrere.

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