Dove c’è Barilla, c’è… anche la concorrenza

Riassunto veloce per chi vive fuori dal mondo: Guido Barilla, presidente dell’omonima azienda, intervistato alla trasmissione radiofonica La Zanzara, ha affermato che Barilla non farà mai una pubblicità che abbia come protagonista una famiglia omosessuale perché:

«La nostra è una famiglia tradizionale, e vabe’, [gli omosessuali] se gli piace la nostra pasta e la nostra comunicazione la mangiano, se non gli piace e non gli piace quello che diciamo faranno a meno di mangiarla e ne mangeranno un’altra.»

Che di per sé è banalmente un esplicitare una propria strategia di marketing, pur con un tono incredibilmente inadeguato e poco attento: il nostro target principale è la famiglia tradizionale, non ci interessa investire su altri target, continuiamo sulla nostra strada. Se non fosse che poi l’intervista continua e Guido Barilla, anziché recuperare, si butta definitivamente la zappa sui piedi e inizia a sciorinare tutta una serie di luoghi comuni e frasi fatte da finto liberal tipo “io i gay li rispetto finché non danno fastidio a nessuno”, “ognuno a casa sua può fare quello che vuole” eccetera eccetera.

Conseguenza immediata: la rete impazzisce e grida al boicottaggio. Sui vari social network si propaga l’indignazione, l’hashtag #BoicottaBarilla diventa Trend Topic su Twitter in men che non si dica e il povero cristo che si occupa dei profili social della Barilla probabilmente pensa al suicidio.

In questo putiferio, Guido si sarà accorto di aver fatto ‘na cazzata e cerca di rimediare chiedendo scusa a più non posso con messaggi, immagini e con un video in cui, anziché tentare la via dell’empatia o della naturalezza, rilascia una dichiarazione leggendola (male) da un gobbo. No ma bravi, eh.

L’immediata reazione dei consumatori e la campagna di boicottaggio Barilla sono probabilmente un segno dei tempi: senza Internet un simile sommovimento non sarebbe stato possibile, e le parole di Guido Barilla magari sarebbero cadute nel vuoto senza colpo ferire. Oggi, viviamo una forma di sfera pubblica amplificata del tutto inedita in cui anche solo muoversi senza fare danni è una faccenda delicata. Una sfera pubblica che tra l’altro ogni azienda condivide con i propri competitor, pronti ad approfittare di ogni minimo sbaglio.

Nel caso di Barilla, le reazioni di altre aziende di prodotti alimentari non si sono fatte attendere. Sempre limitandoci alla dimensione dei social network, abbiamo per esempio la sobrietà di Pasta Garofalo.

Pasta Garofalo su #BoicottaBarilla

La presa di coscienza di Misura:

Misura su #BoicottaBarilla

L’apertura mentale di Buitoni:

Buitoni su #BoicottaBarilla

E probabilmente la lista sarebbe ancora lunga e si allungherà ulteriormente.

Sull’opportunità e l’etica di farsi pubblicità approfittando dello scivolone di Barilla s’è detto molto in questi giorni e le aziende che hanno espresso il loro punto di vista sono state ora lodate, ora tacciate di opportunismo.

A mio modo di vedere, proprio a causa della sfera pubblica amplificata in cui ci troviamo a vivere, per un concorrente diretto di Barilla sarebbe problematico, in questo momento, tacere e non prendere le dovute distanze dalle affermazioni di Guido Barilla. Qualcosa andava fatto. Di sicuro, c’era modo e modo di farlo, e quasi tutti coloro che sono intervenuti lo hanno fatto male o a sproposito.

Cioè, molto banalmente: è gratuito criticare Barilla perché non intende mostrare coppie gay nelle sue pubblicità se tu, a tua volta, non intendi mostrare coppie gay nelle tue pubblicità per gli stessi identici motivi. È opportunista, come si diceva, è troppo facile ed è da ipocriti. E un conto è farlo sobriamente con un paio di righe su Facebook, altra cosa è pensare a una creatività apposita, a una grafica coordinata e a un copy accattivante che enfatizzi meriti inesistenti.

Nota: tra le aziende alimentari che sono intervenute ce n’è una che merita un discorso a parte, Althea – Amore e sughi. Althea infatti è forse l’unico soggetto che non ha sfornato una creatività inedita apposta per l’occasione, ma si è limitato a ripubblicare sui propri spazi social l’immagine di una sua vecchia campagna pubblicitaria risalente al 2012.

Althea - Amore e sughi

Per dire che essere un minimo progressisti un po’ aiuta, anche nello stantio mondo della pubblicità italiana.

8 pensieri su “Dove c’è Barilla, c’è… anche la concorrenza

  1. Per favore.. Dai.. Io non sono contro gli omosessuali, e lo sai, ma ste cose non le posso proprio sentire, Si trovano stupide piccolezze su un problema di discrimazione vero, è un po’ una presa in giro e si lede anche la libertà personale di una persona. Io penso che se una persona che ha una sua propria azienda non vuole pubblicizzarla in tali maniere (che poi si da la famosa zappa sui piedi perchè ne ha tutto da perdere: probabilmente quel tipo di famiglia non consumerà più quella marca, azzi sua) è liberissimo di scegliere (come lo sono, appunto, i consumatori). Non c’è da dire che è omofobo (ammeno che non abbia fatto altre dichiarazioni omofobe di cui non sono a conoscenza). “Basta che non diano fastidio” lo dico anche io ma non è intesa come discriminazione. Si intende: “basta che non venga a fare avance a me perchè mi darebbe fastidio” proprio come mi darebbe fastidio che me le facesse una donna di cui non sono interessato (zero discriminazione quindi).
    “Ognuno a casa fa quel che vuole” anche lo dico. Una “slinguazzata selvaggia” in pubblico mi darebbe fastidio, proprio come quella atta da una “coppia tradizionale” (zero discriminazione quindi).
    Succo del discorso: posso avere tanti amici omosessuali ma non volerli rendere partecipi in uno spot della mi azienda.. o no? Per quanto mi riguarda cercherò di non consumare più barilla non per questo motivo, ma per le porcherie che ci son dentro le sue farine e perchè non è più italiana. Stop.

    1. Ma infatti il problema è stato più di forma che di sostanza. La frase sulle famiglie gay nella pubblicità è stata malformulata e ha dato adito a interpretazioni più estreme di quello che voleva essere il suo senso originale. Il resto dell’intervista però la contestualizza meglio e mi pare evidente che la visione che ha Guido Barilla dell’omosessualità sia un po’ arcaica (e si capisce da tanti piccoli dettagli).

      Il punto è che se sei il presidente di una multinazionale nel 2013, devi pensarci due volte prima di fare certe affermazioni a cuor leggero. Devi saperlo che l’incidente diplomatico è dietro l’angolo.

      (Cioè, per dire: ieri a Quelli che il calcio pure i Placebo hanno insultato la Barilla. I Placebo!)

      PS Il fatto che Barilla non sia italiana non mi pare una gran motivazione per non acquistare più i suoi prodotti, e oltretutto non è neanche vero: è una Spa la cui quota di maggioranza appartiene, come intuibile, alla famiglia Barilla! Sulla roba che c’è dentro, non mi pronuncio, ma direi che il discorso vale per un qualunque prodotto industriale che troviamo al supermercato, quindi l’unica sarebbe darsi alla pasta fatta in casa…

  2. Nei Placebo non ci sono membri dichiaratamente gay? Forse mi sbaglio con un altro gruppo..
    Se fosse proprio come penso di ricordare, ci sarebbe un “conflitto di interessi”.
    E’ come se qualcuno si lamentasse per il fatto che nelle pubblicità in tv non fanno mai vedere vegani ( x°D ).. Seppure sia una sciocchezza di cui posso fare volentieri a meno, eleverei ugualmente il mio “disprezzo” per creare un “incidente diplomatico” di cui parlerebbero tutti i media..

    Beh è bello sapere di mangiare qualcosa con pochi km alle spalle..
    Di mangiare qualcosa prodotto nel TUO paese.. Boh, a me fa quest’effetto.
    Poi LA PASTA.. Italiana per eccellenza.. :/

  3. “I Placebo nacquero e furono prodotti a tavolino come molti gruppi inglesi d’oggidì: nel 1994, a Londra, alla chitarra del leader si affiancò il basso di Stefan Oldsal. Con un chitarrista americano, un bassista svedese, un batterista (prima Robert Schultzberg poi Steve Hewitt) inglese, rispettivamente bisex, gay e eterosessuale, vestiti griffati, smalti e messe in piega, il gruppo incarna più che, come è stato creduto, una sorta neo-glam, lo stato odierno del pop occidentale, di un mondo-pop sempre più mediaticamente unito e omologato. A misura di Mtv.”

    (fonte: http://www.ondarock.it/popmuzik/placebo.htm)

    Cvd, ricordavo bene.
    Sinceramente non mi stupisce che i Placebo si “schierino” contro la Barilla.. A te si? O.o

  4. No, il punto non è che i Placebo si schierino pro o contro la Barilla, ma che si schierino sulla questione in generale… citavo questo fatto come riconferma che la cosa ha avuto un bel richiamo internazionale (e infatti se non sbaglio il video di scuse di Guido Barilla è uscito prima in inglese che in italiano).

  5. La butto li: forse perchè la Barilla ora “è Americana”.
    Ad ogni modo, come dicevo nel primo post, fare certe dichiarazioni (fermo restando che uno è liberissimo di farle) è solo deleterio per la propria azienda.
    E poi si corre ai ripari risultando veramente ridicoli. Hai detto quello che hai detto? Continua per la tua strada a testa alta, la tua pasta la mangeranno altri, no? (tono ironico per riprendere un po’ quello che voleva intendere lui)
    Ricorrendo a video di scuse come in questo caso secondo me si ottiene il risultato contrario a quello che si vuole. Lui evidentemente voleva “riprendersi” la clientela omosessuale (o forse soprattutto quella sostenitrice di questo orientamento sessuale/personale), il risultato che ha ottenuto invece è solo aver reso ancora più chiaro quello che è: un “paraculo” che adesso porge mille scuse per non avere cali di guadagni economici.
    Io, personalmente, starei attento a parare troppo il culo in questo caso ;)

    1. No, non perché Barilla è “americana”, ma perché è la pasta italiana più venduta al mondo e quindi ha visibilità internazionale. E quindi se il tuo presidente non sta attento alle sue affermazioni, rischi un notevole calo di vendite a livello globale, e non solo nazionale, e devi trovare il modo di correre ai ripari.

      Poi, come scrivo anche nell’articolo, le scuse lette da un gobbo non sono il modo giusto (infatti gira già una parodia con i sottotitoli rifatti per rendere il reale pensiero di Guido Barilla mentre porgeva le sue scuse), ma col web che insorge e i media che ci ricamano sopra Barilla non poteva non affrontare l’argomento.

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