Che il mondo della pubblicità sia un florilegio di tette e culi è un po’ un fatto assodato. Il corpo femminile viene sfruttato da sempre per vendere anche prodotti che con esso non dovrebbero avere nulla a che fare: siliconi, vernici, yogurt e via dicendo. Per certi versi, siamo assuefatti a un simile atteggiamento e a volte non ci rendiamo conto dei messaggi più o meno velatamente sessisti che vengono trasmessi quotidianamente sui nostri teleschermi o pubblicati sui quotidiani e sulle riviste.
In Italia poi, più che nel resto del mondo, siamo specializzati nella nobile arte di pubblicizzare qualunque cosa sfociando inesorabilmente nella volgarità più squallida. Di seguito, un elenco di dieci esempi di advertising orrendamente sessista che ha trovato spazio sui giornali e sui cartelloni pubblicitari del nostro paese.
1) Prosciuttificio Ghirardi Onesto – I ham
Questa pubblicità è apparsa solo qualche giorno fa sui cartelloni del centro di Capri, sollevando un bel polverone: quale miglior modo di pubblicizzare un prosciutto se non equiparando il pezzo di carne in questione a un sedere femminile? Il payoff tra l’altro sarebbe pure carino: infatti è copiato. Nota: non contento di aver partorito questa roba, chi si è occupato dei cartelloni ha sbagliato anche a trascrivere l’url del sito internet: l’indirizzo del sito del prosciuttificio Ghirardi Onesto è ghiradionesto.com e non .it!
2) Vini Lepore – Degusta la passera!
Io capisco che ad avere un prodotto che si chiama “passera” la tentazione di giocare sul doppiosenso sia fortissima, ma magari sarebbe il caso di darsi una regolata. Questa pubblicità risale almeno al 2010, ma ogni tanto risalta fuori su forum e siti di informazione perché sembra troppo trash per essere vera. Se il payoff non fosse sufficiente a insinuare il dubbio di un doppiosenso, la silhouette di corpo femminile con bicchiere di passera bionda non lascia dubbi.
3) SpacciOcchiali – Fidati… te la do gratis
Apparsa nel 2009 a Firenze, questa pubblicità mostra le doti da fine umorista del creativo assoldato dalla Spacci Occhiali. Tutto sommato rispetto agli altri esempi riportati in questo articolo è un po’ più innocua e giocosa, ma è anche parecchio… uh… gratuita (perdonate il gioco di parole)! Tra l’altro questi cartelloni hanno destato tanto scandalo che sono stati rapidamente oscurati per diretta volontà dell’amministrazione del Comune di Firenze.
4) Giallo Oro – E tu dove glielo metteresti?
Nell’estate del 2011 la gioielleria Giallo Oro se ne viene fuori con questi cartelloni che ritraggono nientemeno che la Papi-girl Barbara Montereale in bikini, con un bel payoff che, dopo averlo pensato, il copywriter ha fatto un rutto e si è grattato la chiappa. E voi, a Barbara Montereale, dove glielo mettereste? (No, vi prego, non rispondete!)
5) Dodaro – Fellatio di Calabria
Anche in questo caso la tentazione di pubblicizzare dei salumi con facili riferimenti fallici doveva essere forte, e magari si poteva trovare il modo di farlo in maniera un po’ meno becera. Ma d’altra parte qual è il posto giusto per un salame, se non una bocca? (In tutto questo sarei anche curioso di sapere il perché delle unghie smaltate in vari colori diversi.)
6) Cauldron – Montami a costo zero
Questa donnina messa a novanta con taccazzo rosso e aria compiacente è un testimonial perfetto per un’azienda di impianti fotovoltaici, non trovate? Tra l’altro l’effetto griglia del pannello fotovoltaico mi aveva tratto in inganno e a primo impatto pensavo che fosse la pubblicità di un barbecue (e sarebbe stato persino peggio!). Anche in questo caso, i cartelloni sono stati – giustamente – ritirati dalla circolazione nel giro di poco tempo e il titolare della ditta ha chiesto scusa per il messaggio, ma ha anche precisato che oltre alle critiche ha ricevuto numerosi complimenti per la campagna pubblicitaria.
7) TTTLines – Poppe, cannoli e traghetti
Iniziamo ad andare di En Plein. La TTTLines, così come le prossime due aziende che prenderemo in esame, imposta da anni le proprie campagne di comunicazione su doppisensi imbarazzanti e di cattivo gusto. Oltre al cartellone riportato qui sopra, per esempio, ne esiste uno con due tette e il payoff “Vesuvio ed Etna mai stati così vicini”, o la variante “femminista” in cui le spettatrici sono chiamate a scegliere tra babà e cannolo! Per approfondire (se proprio ci tenete) potete leggere gli articoli pubblicati in proposito sul blog di Giovanna Cosenza qui e qui o anche sul blog Un altro genere di comunicazione qui.
8) Zappalà: mozzarelle e bukkake
Se con il salame e il vino passera il doppio senso a sfondo sessuale era dietro l’angolo, lo stesso non si può dire con le mozzarelle. Zappalà però è un visionario e quindi il paragone mozzarella-tetta è servito su un piatto. Tra l’altro anche per Zappalà ci sarebbero altre immagini della stessa risma da pubblicare (“fantastiche all’etto”, dice il payoff di una campagna precedente), su cui spicca sicuramente la pubblicità del latte uht:
9) Tom Ford for men – che stile!
Tom Ford è uno stilista, un regista, un designer e il fondatore di un brand di alta moda e profumi. Da un profilo simile, ti aspetteresti qualcosa di un po’ più raffinato. E invece, tant’è… La campagna riportata qui sopra riguarda il profumo Tom Ford for men, e probabilmente è quanto di peggio sia stato prodotto dai creativi del marchio, ma non è un caso isolato: Tom Ford riesce a usare donne nude e sottomesse ed espliciti riferimenti all’estetica del porno nella maggior parte delle sue campagne pubblicitarie. Se non ci credete, date un’occhiata qua.
10) Swiss post – metti il tuo pacco in buone mani
Le pubblicità sessite e maschiliste sono talmente tante che questa lista potrebbe continuare ancora per almeno altre dieci posizioni, e se ci aggiungessimo pure gli spot e le campagne social il lavoro diventerebbe infinito (parentesi: non escludo di riprendere l’argomento in futuro). Come ultimo esempio ho deciso di prendere questa campagna Swiss Post perché… è falsa! E infatti circola non solo associata a Swiss Post, ma anche a Poste Italiane e altre compagnie postali internazionali. In realtà è una foto tratta dal calendario Fox 2004 e la modella si chiama Charlotte Crona.
Ma se è falsa, perché la pubblico? Perché ho scoperto in maniera inaspettata che questa immagine è stata scambiata per vera e diffusa come tale da vari blog e siti specializzati in media e questioni di genere. E in effetti giochi di parole con pacchi e pacchetti vari non sono rari quando si pubblicizzano compagnie postali o servizi di spedizione, a volte accompagnate da primi piani di jeans e mutandoni.
E allora, se l’andazzo generale è quello mostrato negli esempi precedenti, perché chi non ha gli elementi tecnici per capire a prima vista che quest’immagine è un fake dovrebbe dubitare della sua autenticità? Charlotte Crona nuda che mostra un capezzolo è più volgare della ragazza fotovoltaica a pecorina o del bukkake di latte Zappalà?
A me pare uno di quei classici casi in cui la realtà (le prime nove posizioni di questa “classifica”) è in grado di superare in scioltezza la finzione.