Loro sono gay, tu sei frocio

Come preannunciato da tempo, questa mattina è stato caricato sul blog listaouting.wordpress.com il primo elenco con i nomi di figure di spicco del panorama italiano che, pur essendo omosessuali, nel dibattito pubblico sono noti per le loro posizioni omofobe. Si comincia da dieci politici italiani, tra parlamentari e ministri. Questo outing, a opera, da quel che si dice, di non meglio identificati “attivisti” esperti di informatica (perché ce ne vuole di abilità per aprire un blog su wordpress dimenticandosi di aggiornare la data dell’articolo, scritto otto giorni fa) vede il proprio ispiratore nel presidente di Equality Italia, Aurelio Mancuso, che ha spiegato: «Quando venne bocciata la legge sull’omofobia mi sono davvero arrabbiato e ho pensato di fare una cosa che all’estero avviene spesso, cioè far arrivare ai giornali tramite il web i nominativi di politici non dichiarati». Ai politici, a quanto pare, seguiranno anche liste di giornalisti, personaggi di spicco e membri del clero. Sul blog fino a ieri si potevano leggere le motivazioni alle spalle del gesto:

Questa iniziativa nasce per riportare un po’ di giustizia in un paese dove ci sono persone non hanno alcun tipo di difesa rispetto agli insulti e gli attacchi quotidiani da parte di una classe politica ipocrita e cattiva. L’outing (termine che viene usato in modo sbagliato dai giornalisti italiani che sono in molti casi ignoranti e pigri) è uno strumento politico duro ma giusto. In cosa consiste: dichiarare pubblicamente la pratica omosessuale o di altre differenti sessualità di politici (single, sposati, conviventi), preti, persone note e influenti, che attraverso azioni concrete e prese di posizione offendono e discriminano le persone gay, lesbiche e transessuali.

Personalmente trovo il gesto piuttosto violento e ingiustificabile, sorvolando poi sul fatto che diffondere informazioni sulle abitudini sessuali di chiunque è un reato piuttosto grave (le abitudini sessuali secondo il testo unico sulla privacy sono dati sensibili, quindi diffonderli senza le doverose autorizzazioni è rischiosissimo in termini legali). Ma in questa sede non voglio entrare nel dibattito morale alla base di questa iniziativa. Interroghiamoci piuttosto sulle modalità di questo outing di massa e sugli effetti che può avere all’atto pratico.

Prima domanda: che credibilità hanno gli autori di questo blog? Risposta: nessuna. Il fatto di non avere un volto, necessario per motivi legali, inficia alla base la fiducia che si può avere in loro. La lista di nomi finora pubblicata è, per l’appunto, solo una lista, non supportata, perlomeno agli occhi del pubblico, da prove concrete. Sembrano nomi pescati a caso, magari inseriti lì proprio per far scandalo e far discutere (“Ma dai? Calderoli? E chi l’avrebbe detto?” “Ah, io l’avevo capito!”). Attenzione: non sto dicendo che siano sicuramente tutte fregnacce. Per quanto mi riguarda quella lista può essere anche vera e basata su prove schiaccianti e foto e video espliciti (che spero di non poter vedere mai!), ma finché quei nomi vengono comunicati così, restano l’equivalente di un elenco vuoto.

Il che ci porta al secondo aspetto: la modalità di diffusione. Per quanto la grafica di Listaouting sia da carcere immediato di chi l’ha concepita (Seriously? Rainbows?), è definitiva la consapevolezza che il web 2.0 è diventato una vera e propria arena politica e che è in grado di raggiungere in tempi rapidi porzioni sempre crescenti di pubblico: le vie della Rete sono infinite e oggi un blog può fare la differenza. Tanto più se lo si usa veramente come un blog: e così chi ha ideato Listaouting non si è limitato a inserire subito l’elenco completo (che a quanto pare conta più di 100 nomi), ma ha deciso di centellinarlo, creare attesa, instaurare un rapporto di consultazione attiva ed episodica con il proprio pubblico. È anche aperta la possibilità di lasciare commenti, ma per ora non mi sembra ve ne siano di consultabili.

Un altro punto di forza dell’iniziativa è il topic: non solo si parla della sessualità di figure note e di spicco del panorama italiano, ma il tema si intreccia con quello, di schiacciante attualità, dell’ipocrisia della classe politica. Con queste premesse, l’attenzione mediatica è assicurata.

Ma gli effetti di questo outing quali saranno? A causa del problema di credibilità cui si accennava sopra, direi nessuno, a parte forse un po’ di chiacchiericcio gossipparo e, temo, un ritorno di immagine abbastanza negativo per la comunità GLBT. E se invece si risolvesse questo problema di credibilità? Se in Italia, come succede all’estero, fossero i giornalisti a diffondere certe informazioni? Cosa succederebbe a quel punto? Michelangelo Signorile, ideatore e giustificatore morale di iniziative come questa, in una recente intervista ha commentato:

L’outing è utile. Come abbiamo visto negli Stati Uniti i politici dopo che sono finiti sulla stampa cominciano a votare pro-gay o lasciano l’incarico. L’outing diffonde il messaggio che l’ipocrisia (non l’omosessualità in sé) rovina le carriere politiche. Abbiamo poi notato che l’azione incide anche sulle politiche di Governo.

Notate anche voi dove inciampa l’argomentazione, se cerchiamo di applicarla al caso italiano? Il sistema di riferimento di Signorile sono gli Stati Uniti, un Paese che avrà di certo i suoi difetti, ma ha da sempre condannato (come la maggior parte dei paesi occidentali) l’ipocrisia in politica. In Italia questo non succede. Agli Italiani l’ipocrisia sta simpatica. Ecco, in Italia al più potrebbe davvero essere l’omosessualità in sé a rovinare una carriera politica. Perché all’estero i politici devono essere prima di tutto un punto di riferimento morale, qualcuno a cui guardare con orgoglio e rispetto. In Italia, i politici possono anche essere dei nanerottoli cattolici che fanno girare la patonza.

Anzi, li preferiamo così. Sempre meglio che froci.

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