Se ne parla parecchio in giro, perché la notizia a una prima lettura sembra interessantissima: qualche giorno fa è stato inaugurato il Festival dell’inedito, un’iniziativa rivolta a tutti quegli autori che hanno un progetto letterario di qualunque natura da proporre e realizzare. Iscrivendosi al sito ufficiale dell’evento, è possibile inviare i propri testi fino al 31 maggio. Cinque le sezioni di riferimento: Narrativa in prosa e poesia, Nuove Piattaforme (racconto in 10mila battute per tablet o componimento in 140 caratteri per Twitter), Intrattenimento Televisivo (format TV o fiction TV), Testi teatrali e Sceneggiature Cinematografiche.
I testi saranno valutati da un Comitato di lettori presieduto dallo scrittore Antonio Scurati. Gli autori più interessanti saranno poi invitati a partecipare al Festival vero e proprio, che si svolgerà dal 26 al 28 ottobre alla Stazione Leopolda di Firenze, dove avranno una postazione dedicata per presentare le proprie opere al pubblico e alle case editrici. I vincitori, che vedranno realizzati i loro progetti grazie al coinvolgimento di numerose case di produzione (tra cui FrancoAngeli edizioni, Mondadori, Amygdala e Cattleya, giusto per sparare qualche nome grosso), saranno poi selezionati da un Comitato dei garanti, composto, oltre che dallo stesso Scurati, dall’onnipresente sindaco di Firenze Matteo Renzi, dall’attore teatrale Luca De Filippo, dalla presidente dell’Accademia della Crusca Nicoletta Maraschio, dal presidente della Federazione Unitaria Italiana Scrittori Natale Rossi, dal direttore generale della Siae Gaetano Blandini, dal presidente del Consorzio Internazionale tv Sparks Network Nicola Soderlund e dal presidente della Fondazione Florens Giovanni Gentile.
Antonio Scurati ha dichiarato, a proposito dell’evento:
È la realizzazione di un ideale virtuoso di comunicazione letteraria orizzontale, libera, democratica e aperta a tutti. Si prospetta così un orizzonte futuro in cui la linea di separazione tra chi scrive e chi legge non sia più un confine invalicabile, presidiato e spesso sbarrato dal sistema della produzione culturale industriale e della comunicazione commerciale, ma una frontiera aperta, facilmente transitabile in un senso e nell’altro.
Sembra tutto molto figo, vero? Grossi nomi, giurie di qualità, la possibilità di parlare dei propri progetti al pubblico della manifestazione e a rappresentati di case di produzione e case editrici in visita, in palio la pubblicazione, piuttosto che la realizzazione di un pilota o dello spettacolo teatrale di chiusura del festival.
Sono andato a controllare le modalità di partecipazione, intenzionato a prendere parte a questa interessante novità del panorama artistico e letterario italiano con una di quelle mille idee che giacciono sepolte nella mia testa, e, vi dirò, questa cosa della comunicazione letteraria democratica e aperta a tutti è una gigantesca, gigantesca, gigantesca stronzata. Infatti:
Cinquecentotrenta euro. Anzi: cinquecentrotrenta euro iva esclusa. Ecco il prezzo della comunicazione letteraria orizzontale e democratica. Quindi mettiti il cuore in pace, talentuoso esordiente: se non hai cinquecentrotrenta euro a portata di mano, al Festival dell’Inedito non interessi. Se sei ricco, invece, le porte sono aperte.
Ma d’altra parte, anche avendoli, questi cinquecentrotrenta euro, non vedo perché qualcuno dovrebbe spenderli in questa maniera. Chiedere una simile tassa di iscrizione a un autore esordiente (o quasi) è una spia della totale mancanza di rispetto che le alte sfere riservano alla categoria. Per una casa di produzione – o per una casa editrice – l’autore di talento è una risorsa preziosa. Non per una questione di immagine o di qualità dell’offerta, intendiamoci, ma molto banalmente perché porta soldi. Sono dunque le case di produzione che dovrebbero investire nella ricerca di questi talenti, tenere aperte le proprie porte e interessarsi in prima persona a fare il colpaccio e trovare il nuovo Romanzo Criminale.
Un festival che ti permettere di raggiungere gli irraggiungibili spendendo un mese del tuo stipendio non ha ragione di esistere. Anzi, peggio: è un insulto al buon senso e ai tanti autori che si fanno quotidianamente il culo per raggiungere i big senza scorciatoie.
D’altra parte al giorno d’oggi con 636 euro non ci compri neanche una pizza.
Cazzarola!!! Avevo segnalato giusto oggi ‘sta cosa su un forum, e ora, grazie al tuo intervento, posso rettificare e risparmiarmi un vaffa… :-P
ti ringrazio davvero! :-D
Dovere!