In chiusura d’anno è tempo di festeggiamenti, ma anche e soprattutto di bilanci. Negli ultimi 12 mesi sono andato al cinema meno di quanto avrei voluto e ho perso per strada molti film che voglio recuperare, ma alcuni di quelli che ho visto mi sono piaciuti molto! Ecco allora la mia personale classifica (in ordine rigorosamente sparso) di 10 film usciti nel 2017 che vale la pena vedere.
1. Star Wars: Gli ultimi Jedi
«That’s how we’ll win: not fighting what we hate, but saving what we love»
È così che vinceremo: non combattendo ciò che odiamo, ma salvando ciò che amiamo.
In questa frase di Rose Tico c’è il nuovo Star Wars: un universo in cui, sì, le sfumature tra luce e buio sono un po’ meno nette e manichee, un universo in cui per la prima volta arrivi a comprendere cosa può spingere una brava persona verso il lato oscuro e a empatizzare con quello che dovrebbe essere “il nemico”, un universo dove nessuno è al sicuro e tutti possono cadere.
Ma, in fin dei conti, un universo in cui da una sola semplice frase puoi capire senza ombra di dubbio chi sono i buoni e chi sono i cattivi.
2. Blade Runner 2049
Poteva essere un disastro, invece è un gioiello. Denis Villeneuve (che è in questa classifica con ben due film!) ci riporta nell’universo narrativo di Rick Deckard e compagnia con un intreccio semplice ma efficace, con una premessa un po’ assurda che si risolve in un colpo di scena obbligato, con un Harrison Ford in formissima (#AltrochéIndianaJones) e un ottimo Ryan Gosling.
La cosa interessante è che il film riesce a fare quello che aveva fatto il Blade Runner originale: attraverso il filtro di una vicenda fantascientifica autonoma e ben delineata, riflette sulla realtà contemporanea con una puntualità e una precisione incredibili.
3. Arrival
E qui mi gioco subito il secondo film di Villeneuve in classifica. Alla domanda “se arrivassero gli alieni sulla terra, come faremmo a comunicare con loro” aveva già cercato di rispondere Michael Madsen (non l’attore, l’altro) con il suo The Visit – Un incontro ravvicinato, un documentario molto riuscito e un po’ inquietante che Villeneuve non può non avere visto.
Villeneuve sfrutta il tema per una storia che intreccia cliché (la paura del diverso, i governi guerrafondai, il tema dell’invasione) ed elementi innovativi (una protagonista femminile ottimamente delineata, un punto di vista inedito sulle motivazioni alle spalle di un contatto extraterrestre, una variante quanto meno interessante dei viaggi nel tempo, una riflessione sul linguaggio e sul ruolo che esso ha nel delineare la cultura). Splendida e sempre bravissima Amy Adams.
4. Baby Driver – Il genio della fuga
Di Edgar Wright (Shawn of the Dead, Hot Fuzz) sappiamo tutti che è un genio quando si tratta di far ridere. Ne avevamo già avuto un primo indizio in Scott Pilgrim vs. The World, ma ora sappiamo anche che è anche un signore nel girare film d’azione, il che ci fa ancora più dispiacere per il suo allontanamento dal progetto Ant-Man, che aveva tutte le potenzialità per diventare davvero un mezzo capolavoro anziché una commediola d’azione banalotta.
Baby Driver parte da una premessa classica e per certi versi abusata (genio della guida aiuta una banda criminale a scappare dopo le rapine, vuole uscirne, la banda criminale non glielo permette) costruendoci intorno un intreccio appassionante e coinvolgente, ricco di dramma ma anche di momenti comici sensazionali, con personaggio a cui ti affezioni sin dal primo momento.
5. Vi presento Toni Erdmann
Inserisco in classifica una delle vere sorprese “comiche” dell’anno, un film tedesco che ha raccolto pareri unanimi dalla critica e ha avuto un ottimo riscontro di pubblico, Vi presento Toni Erdmann. Anche qui dramma e commedia si intrecciano in maniera incredibilmente riuscita.
Chi vi ha detto che riderete dall’inizio alla fine, in realtà, ha mentito. Il ritmo della narrazione è molto teutonico, ci sono poca slapstick e molta introspezione. In alcuni passaggi il film risulta proprio lento e chi è abituato alle commedie americane si troverà un po’ spiazzato. Allo stesso tempo, però, ci sono due o tre scene che vi lasceranno senza fiato dal ridere come non vi succedeva da anni. In sottofondo, una riflessione sull’importanza di saper vivere la vita con ironia.
6. Dunkirk
Christopher Nolan mi piace molto, ma c’è una cosa che odio dei suoi film: ti spiegano sempre tutto in maniera pedissequa, ammazzandoti l’immaginazione. Interstellar avrebbe potuto essere un capolavoro ai livelli di 2001: Odissea nello Spazio, se non fosse stato per quegli ultimi 20 minuti di implacabile spiegone. Dunkirk da questo punto di vista non sembra un film suo: per una volta, le immagini parlano senza bisogno che i dialoghi le commentino sin nei minimi particolari.
E che immagini! Che belle riprese! Che ritmo! La qualità dell’insieme è così alta che gli si perdona un paio di cadute di stile un po’ forti. Per due ore sei lì nel mezzo della guerra, vivi con ansia ogni respiro, ti senti vicino a tutti i protagonisti. Per tutto il film, la telecamera è puntata su questi ragazzi, il punto di vista è il loro, il nemico in un certo senso non sono i tedeschi (praticamente non si vedono se non una volta di sfuggita) ma la macchina della guerra e un sentire comune più grande di te che ti vuole eroe a tutti i costi, quando tutto quello che vorresti fare è scappare a gambe levate.
7. Borg McEnroe
Devo ammettere che ho un debole per le storie che presentano personaggi apparentemente diversi tra loro, ma che in fondo sono più simili di quanto si possa immaginare. È il caso di Bjorn Borg e John McEnroe, protagonisti di una rivalità che ha fatto la storia del tennis e che è stata messa in scena in maniera emozionante e coinvolgente da Janus Metz Pedersen in Borg McEnroe.
Grandissima prova da attore per i due protagonisti Shia Le Beouf e Sverrir Gudnason, credibilissimi anche sul campo da tennis, oltre che fuori. Io tra l’altro, fregandomene bellamente del mondo del tennis, non sapevo nemmeno chi dei due avesse vinto quella finale di Wimbledon, e ho vissuto ogni game di quella rocambolesca sfida conclusiva con un’ansia e una partecipazione che non credevo possibili!
8. Logan
Presente quando i film di supertizi erano belli, avevano qualcosa da raccontare e lo raccontavano bene? Logan è esattamente questo: il miglior film del franchise degli X-Men, un western crepuscolare ambientato in un distopico futuro prossimo e diretto magistralmente da James Mangold (lo stesso regista del discutibile Wolverine – L’immortale).
Sulla performance di Hugh Jackman non c’è ovviamente nulla da ridire: anche nei film meno riusciti della saga, è sempre stato un ottimo Wolverine e una versione così violenta e disillusa di Logan sembra essere particolarmente nelle sue corde. Bravissima anche la giovanissima Dafne Keen nei panni di X-23.
Commovente.
9. Spider-Man: Homecoming
Lo cito a nome anche di Guardiani della Galassia vol.2 e Thor: Ragnarok: dei tre è decisamente il più riuscito ma devo dire che tutti e tre mi hanno convinto, anche se in maniera diversa. Rilanciare un personaggio che aveva già avuto ben due versioni cinematografiche recenti (una delle quali, quella di Raimi, è stata la chiave di volta del cinema supereroistico moderno) era molto difficile. Farlo con l’ambizione di inserirsi dal nulla in un universo narrativo ormai delineato come il Marvel Cinematic Universe era quasi proibitivo.
Entrambi gli esperimenti sono riusciti: Il nuovo Spider-Man è credibile, divertente, coerente con il mondo in cui si muove e coglie lo spirito del personaggio, pur permettendosi di tradirlo sotto diversi aspetti. Clamorosa l’interpretazione di Michael Keaton nei panni dell’avvoltoio, probabilmente il secondo cattivo che i Marvel Studios riescono ad azzeccare dai tempi di Loki (che però non ha fatto una gran bella fine).
10. Split
Split di M.Night Shyamalan (autore di gioielli come Unbreakable e Il sesto senso ma anche di porcate invereconde come E venne il giorno e La signora del lago) parte come un thriller psicologico teso e angosciante, svirgola presto verso una specie di horror paranormale con spiegazioni pseudo-psicologiche blande e irrealistiche fino a scivolare pericolosamente nel trash involontario.
Quando stai per alzarti dalla poltroncina del cinema dicendo “ma che cagata” arrivano gli ultimi due minuti di film che VINCONO TUTTO. Ma proprio TUTTO. Tipo che ti portano a una specie di switch cognitivo che ti rimette in prospettiva tutto quello che hai visto e ti lascia con una scimmia addosso che speri di non dover aspettare altri sedici anni.
Menzioni speciali
Menzione speciale per due film che vale sicuramente la pena vedere, possibilmente al cinema, ma che per vari motivi non mi hanno convinto fino in fondo:
La La Land di Damien Chazelle, che per molti versi è stato il film dell’anno e che registicamente spacca la faccia anche a quasi tutti i film che ho messo in lista, con un piano sequenza d’apertura impossibile, due attori bravissimi e versatili e almeno due brani bellissimi e da antologia. Però di fatto a me i musical piacciono solo se mi piace la storia che raccontano e qui si tratta di una scialba storiella d’amore.
Madre! di Darren Aronofsky, un film alla Aronofsky con tutti gli elementi classici della sua poetica (angosce, claustrofobie, ossessioni, ecc.), bellissimo fino a un certo punto, ma con una metafora sin troppo smaccata di fondo e una conclusione veramente banale. Interpretazioni di alto livello, con una Jennifer Lawrence bellissima e bravissima ma quello ormai ça va sans dire.