È finalmente disponibile per il noleggio in streaming The First Slam Dunk, il film animato che conclude la trasposizione dell’insuperabile manga sportivo di Takehiko Inoue, Slam Dunk per l’appunto, portando finalmente su schermi grandi e piccoli l’adrenalinica partita tra Shohoku e Sanno, finora mai trasposta in animazione. Inoue stesso ha curato la regia del lungometraggio, rielaborando in parte la sua storia originale, integrandola, concedendosi un coraggiosissimo spostamento di focus dai protagonisti più classici e amati e portandosi a casa una signora opera prima.
Con l’occasione, riporto qui sul blog la brevissima recensione scritta a caldo al tempo dell’uscita in sala, dove sono andato a vedermelo giusto un paio di volte (una in giapponese e una nell’ottimo doppiaggio italiano, considerato che è stato in sala tre giorni immaginate voi com’è stata per me quella settimana).
The First Slam Dunk – Brecensione
Ci sono voluti 27 anni per vedere finalmente in animazione la partita contro il Sannoh ed è valsa la pena aspettare. Un film sensazionale, travolgente, stratificato, emozionante… due ore con il fiato sospeso! Un’esperienza magica e liberatoria per tutti i fan dell’opera originale e qualcosa di incredibile, credo, anche per chi non ne sa nulla.
Inoue lavora di flashback e innesti originali per dare corpo ai suoi personaggi senza bisogno di raccontarci proprio tutto. E fa un lavoro di sottrazione splendido sui dialoghi, riducendo drasticamente tecnicismi, spiegoni ed effetto pensiero tipici del genere spokon (e pur presenti nel manga originale) per costruire un’opera matura e immediata, rapida come una corsa a fondo campo, ma anche ricchissima di dettagli e leggibile su più livelli.
La tecnica di animazione scelta, che è una sorta di aggiornamento contemporaneo del rotoscopio combinato con un sostanzioso utilizzo di computer grafica di solito non mi fa impazzire e anche qui non sempre convince, perché tende a rendere i disegni legnosi e i personaggi meno espressivi. Ma il risultato sulla resa delle azioni di gioco è straordinario. Una fluidità e un realismo paranormali.
Insomma, se non si fosse capito per me è un film molto bello e possibilmente da vedere al cinema, anche perché ci sono soluzioni visive e di montaggio molto efficaci e le ost gasano a bestia.
E anche se il protagonista assoluto del film è Ryota, chiudo questa minirecensione con una frase pronunciata da un esausto Mitsui mentre, ormai privo di forze e sul punto di crollare a terra per la stanchezza, si appresta a infilare l’ennesimo tiro da tre:
«Fate silenzio! Questo suono… mi farà tornare in vita tutte le volte che serve!»