Il vero motivo per cui Akira Toriyama era un genio

Dragon Ball - Illustrazione

Il mondo del fumetto (e non solo) piange la scomparsa di Akira Toriyama, venuto a mancare lo scorso 1 marzo a Tokyo. Toriyama, noto soprattutto per aver creato Dragon Ball e Dr. Slump e Arale, è a mio modo di vedere uno dei tre mangaka che più hanno rivoluzionato l’arte del fumetto giapponese – più sotto vi dico quali sono gli altri due. Volevo prendermi qualche minuto per una riflessione su quello che a mio avviso è un aspetto della sua arte che a un occhio inesperto rischia di passare inosservato ma che per me è uno dei motivi principali del suo successo e del suo impatto sulla cultura dell’immagine mondiale.

Non si mette in discussione tutto ciò che è sotto gli occhi di tutti: la capacità di Toriyama di gestire alla perfezione tempi comici e drammatici, l’abilità nel delineare caratteri universali con poche battute, l’inventiva straordinaria nell’ideazione di situazioni e svolte narrative, il suo talento da umorista e le doti da illustratore e il genio nel definire elementi narrativi ricorrenti talmente riusciti ed efficaci da essere replicati da chiunque sia arrivato dopo di lui.

Ma quello su cui mi vorrei soffermare ora è il dinamismo del tutto peculiare che Toriyama riusciva a imprimere alle sue tavole, grazie a un’impostazione che gli permetteva di dettare i tempi di lettura e il ritmo delle sue storie non tanto con la scansione delle vignette, quanto con la vertiginosa gestione delle linee di convergenze e divergenza, conducendo l’occhio del lettore per inarrestabili montagne russe. Ogni tavola e ogni sequenza di tavole in Toriyama diventavano opere d’arte complete e sfaccettate, che non aveva senso leggere separatamente dal flusso narrativo.

Qualche esempio nel video che vi metto qui sotto (che grazie a Dio esiste se no dovevo trovare io le tavole e disegnarci sopra):

Questa cosa non l’ha chiaramente inventata Toriyama, è una possibilità inscritta nel media fumetto stesso, ma prima di lui mi pare che nessuno fosse riuscito a farla così bene e in maniera così performante. Autori coevi del calibro di Tetsuo Hara, Masami Kurumada, Hiroiko Araki non riuscivano ad arrivare ai suoi livelli di dinamismo.

Persino gli altri due grandi rivoluzionari cui si accennava nel primo paragrafo, Go Nagai e Osamu Tezuka, che pure di sintesi grafica, dinamismo e costruzione di tavola erano esperti, per certi versi avevano solo iniziato a esplorare quel tipo di impostazione, interessati a ragionamenti di decostruzione del tutto diversi (più orientati al lavoro sui generi e allo scardinamento del perbenismo per il primo, più volti a esplorare i confini tra fumetto, teatro e altre forme narrative per il secondo).

Dopo Toriyama invece, quel tipo di approccio alla tavola è stato assorbito da praticamente tutti gli autori di battle shonen e non solo ed è forse l’eredità più significativa ed evidente che la generazione successiva ha accolto. Eiichiro Oda ce l’ha. Masasi Kishimoto ce l’ha. Toyotaro ovviamente ce l’ha. Hiroiko Araki l’ha grosso modo imparata, ma lui è un matto e fa sempre quello che gli pare. Yusuke Murata non solo ce l’ha ma l’ha portata secondo me a un livello ancora più totale e travolgente continuando a mescolarla con influenze dal campo dell’animazione.

Queste sono ovviamente solo le mie impressioni. Non sono un esperto di manga, non sono neanche un fan sfegatato di Dragon Ball e ho ben chiaro il sorprendente lavoro di costruzione dinamica delle tavole di altri autori precedenti a o contemporanei di Toriyama – come Tetsuya Chiba, Ken Ishikawa, Gōseki Kojima, Katsuhiro Otomo, Masakatsu Katsura o altri -, ma credo davvero che il suo approccio fosse qualcosa di unico e mai visto prima e che (anche) in questo fosse il segreto del suo genio.

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