Lo sapevate? D’ora in poi per poter pubblicare trailer cinematografici online, i siti specializzati saranno obbligati a sottoscrivere una licenza con SIAE e pagare una quota trimestrale di 450 euro, ottentendo così il diritto a diffondere tramite le proprie pagine non più di 30 trailer. Il problema non sono i trailer in sé, ma solo quelli in cui sono presenti brani di colonna sonora protetta da copyright.
Proprio in questi giorni, SIAE sta contattando alcuni dei principali portali italiani a tema per spingerli a regolarizzare la loro posizione. Alcuni siti del circuito Delos Books e Horror.it si sono giustamente ribellati a questa richiesta, e hanno preferito eliminare le rispettive sezioni dedicate ai trailer, spiegando le loro motivazioni e obbligando SIAE a venire allo scoperto e commentare ciò che sta accadendo.
Sul sito ufficiale SIAE, leggiamo:
[…] In questi giorni la SIAE ha invitato numerosi siti di trailer a carattere commerciale a regolarizzare la propria posizione poiché diffondere al pubblico colonne sonore senza aver assolto i diritti rappresenta una violazione della legge. Nell’interesse di tutta la filiera cinematografica (incluse le riviste on line che si dedicano all’audiovisivo) è importante diffondere la cultura del rispetto dei diritti degli autori anche su Internet.[…]
Francamente, trovo che una misura che, in sostanza, obbliga i siti Internet a non diffondere trailer pubblicitari non sia affatto “nell’interesse di tutta la filiera cinematografica”. Oltretutto, e qui la cosa si fa ancora più contorta, l’obbligo di licenza vale non solo per i siti internet che ospitano i trailer sul loro spazio web, ma anche per coloro che si limitano a fare un embed da Youtube (che già di suo paga una licenza SIAE). In un’intervista concessa a Punto Informatico, Stefania Ercolani, direttore dell’Ufficio Multimedialità della SIAE, ha così commentato questa posizione:
Le modalità tecnologiche di comunicazione dei contenuti audiovisivi sono indifferenti. Per quanto riguarda la responsabilità per diritto d’autore risulta indifferente se ciò avviene attraverso embedding o inserimento nel sito o se il sito ospita direttamente il video nella propria banca dati. Questa responsabilità sussiste per ogni comunicazione di opere musicali, sia nell’ambito di un trailer embeddato sia in video caricato dagli utenti oppure mediante ritrasmissione attraverso il sito da una qualsiasi fonte esterna.
In sostanza, quello che SIAE sta facendo ancora una volta è tentare di applicare a Internet regolamentazioni nate in altri contesti, senza tenere in alcuna considerazione le peculiarità della Rete, le sue dinamiche di diffusione e il tipo di socialità da essa inaugurato. Ora, che una società che si occupa di difesa dei diritti d’autore si scontri con una realtà come Internet è inevitabile. Ma che dopo tutti questi anni di conflitti la società in questione non si sia ancora sforzata di comprendere che proprio grazie a Internet il mondo sta cambiando e che le dinamiche di tutela dei diritti d’autore vanno riviste e rielaborate, è ridicolo.
Per approfondire il discorso, consiglio l’esauriente articolo de Il Post, che tra l’altro chiude con una dichiarazione molto inquietante, che ci riguarda tutti ancor più da vicino:
Per ora la SIAE non sta monitorando gli account personali dei social network, ma dice Ercolani che anche quelli, come qualsiasi altro sito, sono soggetti al pagamento dei diritti d’autore e prima o poi verranno regolarizzati.
Il Grande Fratello ci osserva…
Pienamente d’accordo con te, l’aggettivo giusto per tutta questa storia è “inquietante”..