Come avrete avuto modo di vedere se seguite siti e blog specializzati in editoria e scrittura, le mie considerazioni sul Festival dell’Inedito pubblicate su queste pagine il 25 marzo scorso sono condivise da una bella fetta del panorama letterario italiano. Il prezzo di iscrizione proibitivo proposto dall’organizzazione del festival ha provocato una giustissima indignazione generale ed è scattato molto rapidamente un effetto domino favoloso.
Andando nel dettaglio, dopo le prime critiche provenienti dal mondo dei blogger (e mi pare che la prima segnalazione autorevole sia stata quella – datata 27 marzo – di Chiara Beretta Mazzotta, che ha poi continuato a seguire gli sviluppi della faccenda con grande attenzione), Minima & Moralia ha pubblicato un appello indirizzato, tra gli altri, al sindaco di Firenze Matteo Renzi, a cui non hanno mancato di aderire scrittori e professionisti del settore editoriale da tutta Italia.
Quei genietti della Acciari consulting, la società di comunicazione che ha ideato l’evento e che lo stava organizzando, prima hanno nicchiato, poi hanno fatto sapere che avrebbero abbassato le quote di iscrizione, poi hanno visto che avevano contro pure Dacia Maraini, che ha recentemente aderito all’appello di cui sopra. E poi, piano piano sono stati abbandonati da tutti.
Ecco per esempio la lettera che l’Assessore all’Università, alla Ricerca e alle Politiche Giovanili del Comune di Firenze, Cristina Giachi, ha inviato agli organizzatori per spiegare per quale motivo il Comune avrebbe ritirato il suo sostegno all’iniziativa (fonte):
Gentile dott. Acciari,
il precipitare delle polemiche e le defezioni crescenti dei partner culturali mi costringono a ritirare il patrocinio del Comune di Firenze al Festival dell’Inedito. Il nostro sostegno all’iniziativa, nella quale non smettiamo di vedere elementi di qualità e di novità, poggiava, come lei ben comprende e come ho avuto più volte occasione di dirle, su una tenuta culturale garantita dalla presenza di scrittori come Antonio Scurati, di partner editoriali e non come Mondadori, Rizzoli, SIAE, e di media partner come Tuttolibri de La Stampa e Rai3. Il venir meno di queste adesioni prestigiose priva l’iniziativa dei presupposti indispensabili a un suo riconoscimento come evento culturale importante per la città. Spero che potremo trovare un modo per realizzare a Firenze un’iniziativa come il Festival dell’inedito, magari con modalità organizzative diverse, che incontrino le esigenze dei protagonisti nel settore delicato e importante dell’editoria letteraria, con particolare riguardo alla scrittura degli esordienti. Intanto propongo di continuare a parlarne e a discuterne, anche nell’incontro pubblico già programmato per il 17 aprile, con gli scrittori firmatari dell’appello, e gli organizzatori del festival.
Visto il contesto che si è venuto a creare, comunque, dubito che l’incontro del 17 aprile potrà cambiare più di tanto le carte in tavola e, se Dio vuole, Firenze eviterà di ospitare questo evento spenna-polli. Per il momento, Alberto Acciari in persona ha ufficializzato la sospensione del Festival, come si può leggere nella home page di Festivaldellinedito.it (grassetti miei, a evidenziare le sparate più divertenti):
Gentili Signori,
la nostra iniziativa, da molti giudicata utile e opportuna, da altri criticata fortemente, ha sicuramente provocato interesse. Un interesse che però, soprattutto sulla piazza di Firenze, che dovrebbe ospitare l’evento, ha assunto, da parte di alcuni, toni così accesi e contrari da provocare sconcerto in molte persone, in molti enti, che l’avevano accolto con favore.
Poiché ritengo che le contestazioni fatte manifestino un punto di vista, una cultura diversa da quella con cui ho inteso, da imprenditore amante della cultura e dell’arte, cercare di aiutare il settore, e che queste contestazioni non permettano un sereno e proficuo prosieguo dell’organizzazione, ho deciso di sospenderla, in attesa di chiarire davvero se i cittadini di Firenze e non solo i firmatari della lettera appello, vogliono o non vogliono questo evento e quindi se localizzare ancora il Festival in questa città, e se sia giusto o meno chiedere a chi vuole promuovere se stesso (come un inedito che cerca attenzione) di partecipare almeno in piccola parte alle spese di questa promozione.
Il nostro sito rimane aperto e attivo e mi farebbe piacere che tutti dicessero la loro, semmai con garbo, su questo argomento per me fondamentale.Ringrazio tutti gli enti, i partner, i tutor e le persone che, sino ad oggi, ci hanno dato una mano nel lanciare ed organizzare il Festival. In particolare voglio ringraziare fortemente il Comune di Firenze sia nella persona del Sindaco che dell’Assessore Cristina Giachi. Difficilmente, e ho lavorato nella mia vita professionale con tante amministrazioni, ne ho trovata una così attenta alle novità e pronta ad incoraggiarle. Un caldo e affettuoso ringraziamento, poi, ad Antonio Scurati. Sia per il suo intelligente supporto, sia perché non meritava, e so quanto ad una persona sensibile come lui pesi, la polemica, ingiusta, in cui lo si è voluto trascinare.
Affinché questa fase di chiarimento non possa portare il minimo fastidio o disturbo a tutti gli Enti che ci sono stati accanto ho deciso di togliere i loro loghi dal sito e di rinunciare agli accordi in essere, affinché siano liberi di valutare ex novo se voler continuare a sostenere il Festival al momento della sua ripresa.
Ora, quello che mi dico da comunicatore ottimista è che ci troviamo di fronte a un chiaro esempio di quanto Internet e in particolar modo la comunità dei blogger possano avere un ruolo determinante nella giusta circolazione delle informazioni e delle notizie e nell’organizzazione di vere e proprie controffensive destinate a sfociare al di fuori della rete. E così pure oggi ho espresso il mio concetto banale e posso considerarmi soddisfatto.
Però la riflessione dovrebbe fare un passetto in più. Perché dopo la conferenza stampa di presentazione del Festival dell’Inedito, tutti i principali quotidiani online “ufficiali” ne parlavano con entusiasmo, ricalcando spezzoni di comunicati stampa come se piovesse. Eppure il sito Internet, con tutti i prezzi e le modalità di partecipazione era già lì, online e facilmente consultabile da chiunque. Ora, quello che mi chiedo, da comunicatore realista e perplesso, è: come cazzo è possibile che nessuno degli articolisti – chiamarli giornalisti a questo punto mi sembra eccessivo – si sia reso conto, al tempo, della clamorosa presa per il culo sottesa al concept dell’evento e della sua totale estraneità ai tanto millantati intenti virtuosi e democratici? C’era davvero bisogno dell’intervento della blogosfera?
L’amara conclusione a cui vicende come questa ci portano è che i blogger dovranno continuare a fare i blogger almeno finché i giornalisti professionisti non si decideranno a fare i giornalisti professionisti.