La consigliera Gemma Guerrini e il feticismo dei vecchi film

La chiusura del cinema in piazza a Trastevere è un tema che può aprire il dibattito su tutta una serie di argomenti: il più interessante, a mio avviso, sarebbe quello della gestione degli spazi pubblici, e della reale necessità di mettere di nuovo “in palio” un’area che ospita una rassegna che funziona e che negli anni di bandi ne ha vinti numerosi, a carattere anche regionale, e quindi è di fatto un evento legittimato sotto il profilo istituzionale.

Ma sulle vicende e i dietro le quinte del caso specifico non sono adeguatamente informato, né conosco per esperienza diretta la rassegna, quindi darò per scontato che l’apertura di un bando e la rimessa a disposizione di quegli spazi sia legittima.

Ciò che non trovo legittimo è l’intervento che la consigliera comunale Gemma Guerrinivicepresidente vicaria della commissione cultura in Campidoglio, che leggo essere da tempo una delle più grandi antagoniste del cinema in piazza a Trastevere, ha pubblicato martedì scorso su Facebook.

Riporto di seguito i punti salienti, ma il post intero è qui sopra per chi vuole leggerselo con calma. Scrive Gemma Guerrini:

«Personalmente non so rispondere alla domanda di cosa ci sia di così altamente culturale nella riedizione di vecchi film, all’interno di un contesto storico e sociale con una sua storia, una sua identità, un suo vivace vissuto, che solo chi ne è estraneo, e vuole rimanerne tale, può non conoscere né vedere e anzi può soffocare vantando una civilizzazione di stampo colonialista.[…]
Cos’è infatti se non feticismo, la reiterata proiezione, giorno dopo giorno, di vecchi film che hanno in comune soltanto il fatto di essere famosi, con a seguire la presentazione degli altrettanto famosi produttori/registi/attori, magari accompagnati dal Franceschini o dallo Zingaretti di turno?»

Ora, Gemma Guerrini – lo dico ora visto che non l’ho detto prima – è una consigliera del M5S. Ogni volta che trovo online un qualche articolo che fa passare da scemo qualcuno del M5S, vado alla fonte perché, pur non simpatizzando affatto per il Movimento, trovo che spesso i media siano tutt’altro che imparziali sull’operato dei suoi membri. Non di rado mi capita di trovare concetti e parole travisati. (Altre volte, i membri del M5S credono nelle sirene)

In questo specifico caso, invece, per quanto il post tocchi anche altri argomenti che in un certo senso contestualizzano in maniera un po’ più sottile certe affermazioni, non riesco a trovare giustificazioni di alcun tipo per qualcuno che definisce “feticismo” la passione per i vecchi film e argomenta nel modo sopra riportato.

E lo affermo scrivendo da Bologna, che ha una delle rassegne di Cinema all’Aperto più belle d’Italia (con tanti recuperi d’annata) e un festival di “vecchi film” che ci invidiano nel mondo.

(Ecco, tra parentesi, se qualcuno venisse a dirmi che hanno deciso di riassegnare gli spazi di Piazza Maggiore con un bando e che per questo il prossimo anno non si farà Sotto le stelle del cinema, ci rimarrei malissimo, la vivrei come una sconfitta per tutta la città. Non so però se il paragone con la rassegna capitolina regge, magari qualche lettore romano sa darci una risposta?)

Sminuire l’importanza culturale del prodotto cinematografico (perché se metti in dubbio il valore dei film vecchi, metti in dubbio il valore di tutti i film, il prodotto è quello, la distinzione tra vecchio e nuovo è pretenziosa), marginalizzare gli appassionati tacciandoli provocatoriamente di feticismo e ribaltare l’importantissimo elemento della gratuità delle proiezioni in chiave grettamente politica sono comportamenti totalmente indegni per chiunque, ma lo sono a maggior ragione per qualcuno che ha un ruolo di spicco nella Commissione Cultura della Capitale.

Dirò di più. In un momento storico in cui il settore cinematografico è in subbuglio e sta cercando di ridefinirsi per far fronte alle bordate del digital e della pirateria e ai nuovi modelli di consumo degli utenti, affermazioni come quelle della consigliera Guerrini, che minano il valore culturale del cinema, non sono solo indegne, non sono solo stupide: quando provengono da qualcuno che dovrebbe offrire un parere “esperto” sull’argomento, possono essere pericolose

(Le reazioni, comunque, non hanno tardato ad arrivare)

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