Bianca Noir Capitolo 8: L’identità della ragazza bionda

È passato ormai qualche anno dall’uscita di C’era una volta, la bella antologia dedicata al mondo delle fiabe a cui ho partecipato con il mio Bianca Noir (ne avevamo parlato qui). Dato che è passato tutto questo tempo, ho deciso di ripubblicare quel racconto qui sul blog a puntate.

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Bianca Noir Capitolo 8: L’identità della ragazza bionda

«Salve, Genio.»

Il Lamp of Arabia alle dieci di sera è affollato e non so come faccia il Genio a sopportarlo, nelle sue condizioni.

«Buonasera, Cacciatore. Cosa prendi?»

«Un bourbon, che domande!»

«Uhm, qui dietro al bancone non ce n’è più. Vieni con me in magazzino, mi dai una mano a portarlo fuori».

Scendiamo insieme in cantina e lì ci aspetta Biancaneve, stesa su un divanetto. Indossa una camicetta bianca molto semplice e una gonna corta al ginocchio. Sta leggendo un libro. Quando ci vede entrare si alza in piedi, aspettando che io dica qualcosa.

«Bene, dunque hai ricevuto il mio messaggio», mi limito a commentare.

«Cosa è successo?», domanda lei, algida.

«Biancaneve, ti spiegherò tutto a tempo debito, per ora sappi che Azzurro è una persona estremamente pericolosa. Dovrai rimanere qui per qualche tempo, sotto la protezione del Genio.»

«Pericoloso? Azzurro? Mi sembra improbabile…»

«Lascia che ti faccia una domanda: da quanti anni lo conosci?»

«Da poco prima che tu tentassi di… saranno passati sei o sette anni al massimo.»

«E in questi sei anni, ti è sembrato invecchiato? Un capello bianco, qualche acciacco magari?»

«Beh, no, ma è ancora giovane per questo, ha meno di trentacinque anni!»

«E quanti ne dimostra?»

Biancaneve si ferma un attimo a riflettere e quando mi risponde è quasi stupita, come se si accorgesse per la prima volta di qualcosa che è sempre stato sotto i suoi occhi: «Non più di 25, la stessa età che dimostrava quando l’ho conosciuto».

«Bianca, non ho la documentazione fotografica necessaria a dimostrare quanto sto per dirti, ma Azzurro ti tradisce. Nella Foresta Nera c’è una baita, lì incontra quotidianamente una ragazza bionda.»

Faccio una piccola pausa per controllare la sua reazione. Sembra impassibile, l’aria di chi si è già rassegnato da un pezzo all’evidenza. Continuo: «Ma questo è il meno. Stammi bene a sentire: Azzurro non è solo un traditore, ma anche un immortale.»

«Un immortale?»

«Ho fatto delle ricerche sul suo conto. Ci sono cronache che lo riguardano risalenti anche a tre o quattrocento anni fa. È un cacciatore di dote: salva principesse e poi le sposa.»

Tiro fuori delle carte e degli appunti, alcune copie del materiale che ho trovato la mattina stessa in Biblioteca, poi continuo: «Posso farti quanti nomi vuoi e darti tutti i riferimenti. Le foto e i dipinti d’epoca sono indiscutibili, stiamo sempre parlando di lui, anche se talvolta si fa chiamare Filippo, Giorgio o semplicemente Principe. E le donne con cui ha che fare sono sempre principesse: tu, Rosaspina del regno al di là del bosco, e altre, come una certa Cenerentola, una Raperonzolo… saranno un centinaio di donne!»

«E che fine hanno fatto tutte queste donne?», mi chiede lei, che sta osservando con apprensione il materiale che le porgo.

«Tutte morte, Biancaneve. Tutte assassinate.»

Bianca ha un mancamento e cade a sedere sul divano. Fissa il vuoto davanti a sé come se stesse cercando una risposta scritta nell’aria. Intanto si limita a biascicare tra sé e sé: «Come ho potuto essere così stupida?». Poi, dopo un attimo di silenzio, chiede: «E la ragazza bionda sarebbe…?».

«Probabilmente la sua prossima vittima, ma non ho ancora scoperto la sua identità. La situazione con lei è… intricata.»

«Forse posso aiutarti io a sbrogliarla», afferma improvvisamente il genio, interrompendoci. Ci giriamo entrambi verso di lui e così mi accorgo che mi sta porgendo un biglietto e un talismano.

«E questi?»

«Questi sono un omaggio del tuo amico, il Lupo.»

«Il Lupo? Quel Lupo?», domanda Biancaneve allarmata.

Ignorandola, continuo: «Cosa vuole quel voltagabbana?»

«Ieri mattina poco dopo che te ne sei andato è passato di qua e mi ha dato l’indirizzo che trovi sul biglietto. Ha detto che lì potrai trovare la tua donna.»

Prendo il biglietto e lo leggo con attenzione. «Non ci credo, alla fine ha fatto davvero il suo lavoro. Ha scovato la ragazza bionda. Quando arrivi a dover rivalutare il Lupo Cattivo, vuol dire che le hai viste veramente tutte!»

«Conosci il posto?», chiede il Genio.

«Sì lo conosco, vado subito».

«Aspetta, dimentichi l’amuleto!»

Osservo per un attimo il monile che penzola dalla mano del Genio: una pietra verde appesa a un semplice spago. «A cosa serve?», domando.

«Indossalo.»

Seguo le indicazioni del genio e mi lego la pietra al collo. Improvvisamente mi sento molto più leggero, come se uno spesso strato di nebbia fosse stato sollevato dalle mie spalle e dalla mia testa.

«Quando il Lupo me l’ha detto quasi non ci credevo», commenta il Genio, «ma vedo dalla tua espressione che è vero. Eri anche tu sotto l’effetto di un incantesimo.»

Un incantesimo, già… un incantesimo che mi collegava alla ragazza bionda. I sogni, il fatto che sapesse sempre dove ero, il fatto che riuscisse a sfuggirmi con tanta facilità. Tutta una menzogna confezionata con la magia. Ma questo significa che c’è stato un momento, nel mio passato, in cui ho già incrociato quella ragazza, o un suo complice.

Ripenso a tutte le persone con cui sono venuto a contatto di recente: già solo tra i miei clienti degli ultimi due mesi figurano stregoni, maghe e varie creature paranormali. I potenziali sospetti sono una miriade e non saprei da dove cominciare. Non mi resta che andare all’indirizzo che ci ha lasciato il Lupo e vedere con i miei occhi. E prepararmi al peggio.

***

Il luogo è un vecchio castello diroccato sul mare a poche miglia dalla città. Un tempo era utilizzato dalla corte come residenza estiva, ma è stato progressivamente abbandonato quando l’acqua ha eroso la scogliera al punto da rendere la struttura architettonica pericolante. Dopo aver parcheggiato Silenzio, mi addentro a piedi nella pineta adiacente al castello e cerco un punto di osservazione adatto a sbirciare dentro. All’improvviso, sento un fruscio alle mie spalle e mi volto estraendo il revolver. Ma mi fermo prima di premere il grilletto.

«Sei qui», dico al Lupo, che mi guarda mefistofelico.

«Sono qui. E tu sei arrivato appena in tempo», mi risponde lui indicando una finestra. Mi arrampico su un pino e riesco ad affacciarmi e vedere dentro. Al centro di quella che un tempo era la sala del trono, un grosso calderone ribolle emanando un vapore denso. Uomini e donne nude si accoppiano furiosamente tutto intorno. Riflessi rossi e arancio si proiettano sulle pareti di solida roccia grigia.

Dal portone appare la ragazza bionda, con indosso una veste verde leggera che ne valorizza il fisico scolpito. Probabilmente è appena tornata da un convegno amoroso con Azzurro. Tutti si fermano e si girano verso di lei. Cerco di inquadrare i visi dei presenti: sono sicuro di aver visto alcuni di loro in città, al mercato o forse addirittura durante una delle mie rare visite a Corte. La bionda si sfila gli indumenti ed è nuda come nei miei sogni; incede a piedi scalzi sulle pietre fredde del salone. Qualcuno accenna un sorriso, qualcun altro un inchino. C’è un clima quasi ieratico.

La bionda continua ad avanzare tra i corpi avvinghiati e raggiunge il calderone, quindi vi entra e si bagna nel liquido bollente. Il vapore la avvolge completamente, rendendo impossibile distinguerne nitidamente i contorni e trasformandola in un’ombra misteriosa e indefinita. Quando riemerge, il suo aspetto è radicalmente cambiato. I capelli si sono fatti lisci e corvini, il viso più spigoloso ma sempre stupendo. Solo il fisico è immutato, asciutto e seducente. Il motivo per cui avrei dovuto riconoscerla da subito.

«Cazzo!», esclamo sorpreso.

«Non dirmi che ancora non avevi capito», mi sfotte il Lupo, che mi ha raggiunto e ora sta seduto su un ramo vicino.

Ci sono persone che cerchi di dimenticare a ogni costo. Persone che ti hanno fatto del male, o che ti hanno obbligato a farne agli altri. Persone crudeli, che tirano fuori il peggio che c’è in te. Conoscevo una persona così, e fu un grande sollievo scoprire che era stata uccisa.

Ma devo supporre che le notizie sulla sua morte fossero largamente esagerate, visto che ora è a poche decine di metri da me, nuda nella sua fierezza e circondata da servitori. Una donna malvagia, un’assassina e una strega.

La Regina che mi ordinò di uccidere Biancaneve.

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