Rileggendo i vecchi post del blog, mi sono reso conto che sono passati ormai due anni e mezzo dalla pubblicazione di C’era una volta, la bella antologia dedicata al mondo delle fiabe a cui ho partecipato con il mio Bianca Noir (ne avevamo parlato qui). Dato che l’antologia è abbastanza difficile da reperire, ho deciso di ripubblicare quel racconto qui sul blog a puntate settimanali. Leggi qui i capitoli precedenti.
Bianca Noir Capitolo 3: Sogno
Quando arrivo in ufficio è ormai mezzanotte passata. Sfoglio stancamente una rivista, ma la sconfitta mi brucia ancora e mi distrae: continua a balenarmi davanti agli occhi la silhouette asciutta e sensuale della ragazza bionda che si volta e mi guarda con aria divertita, come volesse sfidarmi ad acciuffarla. Non riuscendo a leggere, mi chiudo nella camera oscura: non so ancora se presenterò il mio scarso reportage a Biancaneve così com’è o se aspetterò di avere altro materiale, ma intanto domani potrò fare qualche domanda in giro qui in città e vedere se qualcuno riconosce la ragazza dal primo piano che le ho scattato.
Poi lo stress della giornata si scarica tutto in una volta e una stanchezza improvvisa mi fiacca le ossa, così estraggo le foto dalle vasche di sviluppo e le appendo ad asciugare senza neanche guardarle. Vado a letto e mi addormento profondamente.
All’improvviso mi ritrovo di nuovo nella Foresta Nera, ma stavolta è pieno giorno e sono seduto su un piccolo masso. Di fronte a me, la ragazza bionda si muove armoniosamente, camminando sulle punte e avvicinandosi piano. Il sole le bacia la pelle e i capelli, unendosi a lei in questa sensuale danza. Quando è a pochi centimetri da me, lascia che il vestito – lo stesso della sera precedente – le scivoli di dosso, mostrandomi orgogliosamente i seni ritti e la peluria chiara che le affiora in mezzo alle gambe. Mi slaccia i pantaloni e in pochi istanti sono dentro di lei.
«Perché non mi hai cercata?», mi chiede mentre la penetro, «Perché ti sei arreso tanto facilmente?».
«Sei tu che sei sparita nel nulla», riesco a rispondere a fatica, «come se non fossi mai esistita!».
«Come… se non fossi mai esistita», fa eco lei ansimando. «Ma io esisto, riesci a sentirmi, a toccarmi. Noi ci conosciamo».
«Se davvero ci conosciamo, allora dimmi chi sei».
«Chi sono, domandi». Riflette un attimo, poi mentre veniamo assieme avvicina le sue labbra al mio orecchio destro e conclude: «Forse sono solo un sogno. O un desiderio».
Mi sveglio di soprassalto con un’erezione poderosa. Mi alzo per andare in bagno, ma passando davanti alla camera oscura ho l’improvviso impulso a entrare e controllare le foto. Le guardo e le riguardo una per una, le sfoglio dalla prima all’ultima e poi ricomincio da capo almeno due o tre volte. In fondo al mazzo, ce ne sono tre che mi spiazzano completamente: una strana inquadratura di un angolo di foresta e due foto del principe da solo, intento a protendere le labbra, come se tentasse di baciare l’aria davanti a sé. In compenso, neanche in una delle foto che ho scattato appare la ragazza bionda.