Ho interrotto la pubblicazione per un bel pezzo, ma ora si riprende! Rileggendo i vecchi post del blog, mi sono reso conto che sono passati ormai tre anni e mezzo dall’uscita di C’era una volta, la bella antologia dedicata al mondo delle fiabe a cui ho partecipato con il mio Bianca Noir (ne avevamo parlato qui). Dato che è passato tutto questo tempo, ho deciso di ripubblicare quel racconto qui sul blog a puntate settimanali.
Leggi qui i capitoli precedenti
Acquista l’antologia
Bianca Noir Capitolo 6: Appostamento
Arrivo alla Foresta dieci minuti prima delle due. Stavolta, oltre al revolver porto con me due coltelli a serramanico e la mia vecchia accetta. Con il Lupo, non si è mai troppo prudenti: è imprevedibile come la Morte. Per un attimo mi chiedo come farà lui a trovare il posto, visto che ha sentito solo la descrizione sommaria che ne ho fatta al Genio al pub; ma quando raggiungo la baita, scopro che è già lì, seduto sulla veranda, che mi aspetta.
«Sei in anticipo», gli dico.
«Anche tu, Cacciatore.»
«Bene, da dove cominciamo?»
«Da nessuna parte. Aspettiamo.»
«Aspettiamo?»
Il Lupo annuisce, poi aggiunge: «Sento diversi odori qui intorno: quello di Azzurro e il tuo, ovviamente, ma anche un terzo odore, che mi è familiare. Immagino appartenga alla bionda, però è reso flebile da un incantesimo, non posso usarlo per mettermi sulle sue tracce. Dovremo aspettare che lei riappaia e a quel punto seguirla sarà un gioco da ragazzi. Staremo qui fino a notte».
«Cosa ti fa pensare che riapparirà stanotte?», obbietto. «Lei e Azzurro oggi potrebbero anche incontrarsi da qualche altra parte, o non incontrarsi affatto!»
«Questo è vero, ma lei riapparirà. Lo sento nel vento.»
Ci appostiamo nel bosco e comincia così il pomeriggio più lungo della mia vita. Il Lupo è silenzioso, ma mi fissa come se fossi una braciola di maiale. Sfioro ripetutamente il revolver e l’accetta per tranquillizzarmi. Continuo a guardare il sole, ma sembra essere sempre nello stesso punto del cielo e io mi sento come congelato nell’ambra.
Il Lupo ogni tanto si alza e si allontana, fa giri nella foresta, sembra quasi annoiato. Questi brevi momenti, che dovrebbero aiutarmi a distendere i nervi, mi rendono invece ancora più ansioso: averlo a due passi è inquietante, ma almeno posso tenerlo d’occhio. Quando si allontana, Dio solo sa dove va di preciso e da quale albero lo vedrò rispuntare poi.
Finalmente il sole tramonta e affida il cielo alla luna piena e alle stelle. Quando dopo pochi minuti Azzurro e la bionda raggiungono la capanna, il Lupo non è con me, impegnato in uno dei suoi giri, e io bestemmio in tutte le lingue che conosco perché ho dimenticato la macchina fotografica al Lamp. Di nuovo baci ed effusioni, poi i due si infilano dentro la capanna, ma la bionda, prima di sparire al di là dell’uscio, guarda nella mia direzione.
Quando gli amanti escono, il Lupo non è ancora tornato. Io nel dubbio mi lancio di nuovo all’inseguimento della bionda, con i medesimi risultati della sera precedente. Raggiungo la quota massima di bestemmie che mi concedo ogni giorno e torno a casa senza sapere dove sia finito il mio indesiderabile alleato.
La mattina dopo sono al Lamp, infuriato per la defezione del Lupo e fiaccato da una notte insonne. «Il Lupo è qui?», domando bruscamente al genio, scordando i convenevoli.
«Buon giorno a te, Splendore», risponde lui. «No, il Lupo non è qui.»
«Quello stronzo ieri mi ha lasciato a piedi sul più bello: è scomparso nel nulla»
«Capisco. Forse ho qualcosa che ti tirerà su il morale.»
Tiro fuori una sigaretta dalla tasca, la accendo e rispondo: «Bourbon?»
«No, non bourbon. Informazioni. Sulla storia di cui ti parlavo ieri, quella della principessa che si nascondeva nel bosco».
«Dimmi tutto.»
«Il suo nome era Rosaspina, erede al trono del regno che si estende al di là della Foresta Nera. Quando nacque, una strega lanciò su di lei una maledizione che l’avrebbe portata a cadere in un sonno eterno al compimento del 16esimo anno di età. Le fate tentarono di proteggerla nascondendola, ma fu tutto inutile. Nel giorno del suo compleanno, si punse con un arcolaio e si addormentò.»
«Uhm, allora avevi ragione a dire che la storia non era finita bene. Un altro vicolo cieco.»
«Aspetta, fammi finire. Si addormentò, ma dopo un centinaio d’anni, un Principe su un cavallo bianco giunse al castello in cui era imprigionata e la svegliò con un bacio. Ti ricorda qualcuno?»
Azzurro! Con Biancaneve non era la prima volta, allora! «Quello stronzo se la fa con una sua ex!», esclamo inferocito.
«È più complicato di così», mi interrompe il genio. «Questa storia della Bella Addormentata combacia perfettamente e sembra proprio che il protagonista sia il nostro uomo. D’altronde quanti principi capaci di sciogliere l’incantesimo del sonno eterno possono esistere, al mondo? C’è solo un problema.»
«E sarebbe…?»
«Il risveglio di Rosaspina… è accaduto trenta anni fa.»