Bianca Noir – Capitolo 1

Rileggendo i vecchi post del blog, mi sono reso conto che sono passati ormai due anni e mezzo dalla pubblicazione di C’era una volta, la bella antologia dedicata al mondo delle fiabe a cui ho partecipato con il mio Bianca Noir (ne avevamo parlato qui). Dato che l’antologia è abbastanza difficile da reperire, ho deciso di ripubblicare quel racconto qui sul blog a puntate. Ci sono delle parti stilisticamente un po’ deboli, ma anche delle idee di cui vado tuttora molto fiero. Fatemi sapere cosa ve ne pare nei commenti!

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Bianca Noir: Capitolo 1

Il fumo si avvolge in una spirale rosa e sale verso il soffitto dell’ufficio. Passa di fronte alle teste impagliate dei lupi e dei cinghiali, supera con noncuranza i globi di neve allineati sullo scaffale in alto della libreria e la bacheca delle armi, con le lame, gli archi e le balestre. Arrivato in cima, viene disperso dall’ozioso vorticare del ventilatore.

«Non sapevo che fumassi», le dico a mezza voce, quasi per non disturbarla. Lei mi guarda stizzita, spegne la sigaretta e ripone il bocchino in un astuccio.

«Io fino alla settimana scorsa non sapevo che tu lavorassi in un’agenzia investigativa», risponde, «a quanto pare abbiamo da imparare molto l’uno sull’altro».

In effetti ho aperto l’agenzia solo di recente; fino a un paio di anni fa facevo il cacciatore. Con la crisi, si sa, bisogna sapersi reinventare.

«Si tratta sempre di dare la caccia a qualcuno», le confesso, «solo che quel qualcuno il più delle volte è un marito infedele».

«Bene», controbatte lei accavallando le gambe e guardandomi al di sopra della scrivania, «perché credo che il mio problema sia proprio questo».

Metto la mano al taccuino e la invito a raccontarmi tutto, ma è una storia che ho già sentito milioni di volte: il marito fa tardi quasi tutte le sere, propina scuse patetiche e poco credibili, spesso è irraggiungibile per diverse ore e c’è chi giura di averlo visto passeggiare a braccetto con un’altra donna. La voce di lei a volte tentenna, altre volte è persino rotta dal pianto. Quando il resoconto è completo, non ho dubbi sulla colpevolezza dell’uomo. E scoprire che Azzurro non è quel santo che tutti dipingevano mi provoca persino un certo piacere. Accetto il caso senza neanche pensarci su: le procurerò le prove del tradimento del suo Principe.

Biancaneve mi ringrazia e, senza troppe cerimonie, esce ancheggiando dall’ufficio, i capelli vaporosi e lunghi che ondeggiano nell’aria torrida e spandono intorno un’idea di frescura, la carnagione eterea come quella di un angelo, il corpo avvolto in un tubino blu che lascia intravedere le rotondità dell’anca e delle cosce.

Biancaneve. Capisco bene quanto le deve essere costato venire proprio da me. Sono passati quasi cinque anni da quando, su ordine della Regina Nera, tentai di ucciderla. Ma in questi cinque anni, lo confesso, non ho mai smesso di amarla.

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