Come si scrive una serie tv: la writing room di Buffy

Sarah Michelle Gellar in Buffy l'ammazzavampiri

Ho da poco finito il rewatch integrale di Buffy – L’ammazzavampiri su Prime Video. La serie è invecchiata benissimo e tuttora sorprende per la scrittura brillante e per la capacità di strutturare trame sul lungo periodo e costruire un universo narrativo complesso ma coerente. D’altra parte parliamo di un’opera che ha fatto la storia della serialità televisiva.

Ma come ci sono riusciti?

Buffy si avvaleva di un team di sceneggiatori eccezionali, molti dei quali si sono poi espressi in progetti personali di grande successo. Nella writing room della serie insieme a Joss Whedon (successivamente autore di Firefly, Dollhouse e dei primi due film degli Avengers) c’era gente del calibro di:

  • Marti Noxon, che ha scritto poi un paio di episodi di Mad Men e creato quel gioiellino di Sharp Objects;
  • Drew Goddard, prolifico autore per cinema e tv, successivamente passato nei team di scrittura di Alias, Lost, Daredevil e candidato all’Oscar per la sceneggiatura di The Martian;
  • David Fury, che avrebbe in seguito lavorato su Lost, 24 e Fringe.

Tra gli autori più prolifici c’era Jane Espenson, che era anche produttrice, collaborò con Whedon anche in Firefly e successivamente scrisse episodi per The O.C., Una mamma per amica, Battlestar Galactica e Game of Thrones.

Nel 2003 Espenson ha raccontato sul blog ufficiale di Firefly come funzionava il processo di scrittura delle serie tv del Whedonverse, concentrandosi in particolar modo su Buffy. Il blog è ormai chiuso da tempo, ma l’articolo originale è ancora reperibile grazie alla Wayback Machine dell’Internet Archive.

Lo riporto di seguito, tradotto per chi – come me – fosse curioso di saperne di più.

Il processo di scrittura di Buffy: parla Jane Espenson

Jane Espenson, sceneggiatrice e produttrice di Buffy - The Vampire Slayer
Jane Espenson

L’idea

Per prima cosa c’è l’idea. Di solito viene da Joss [Whedon] e tutto comincia pensando al personaggio principale – nel mio caso, è quasi sempre Buffy. Passiamo molto tempo a discutere la sua situazione emotiva e come vogliamo che cambi nel corso della stagione. Questo ci permette di individuare una storia che esplori metaforicamente il suo stato mentale.

L’episodio “Same Time, Same Place” [Buffy, 7×03] è incentrato su Willow. Volevamo esplorare il suo distacco emotivo dagli altri personaggi. Ne è derivata una storia in cui nessuno poteva vederla né toccarla e viceversa. “Conversations with Dead People” [7×07] riguardava i sentimenti contrastanti che Buffy provava nei confronti del suo ruolo di predestinata. Esplorava questi sentimenti durante una specie di sessione terapeutica con un vampiro che di lì a poco avrebbe ucciso.

Notate bene: le idee per gli episodi nascono chiedendosi “cosa sta passando il personaggio?” e mai “quale sarebbe una sfida figa per un ammazzavampiri?”.

Spezzettare la storia

Una volta che abbiamo trovato il tema centrale e abbiamo capito in che modo il personaggio cambierà nel corso dell’episodio, iniziamo a “spezzettare” la storia. È un lavoro di gruppo, tutto lo staff partecipa, a eccezione di chi è impegnato a scrivere la puntata della settimana precedente.

Spezzettare la storia significa organizzarla in atti e scene. Quando il lavoro è completo, la lavagna bianca nell’anticamera dell’ufficio di Joss e piena di segni a pennarello blu, con una breve descrizione delle singole scene, già ordinate.

Il cast di Buffy e Joss Whedon durante la reunion per i 20 anni della serie

La divisione in atti

Il primo passo per questo spezzettamento è decidere gli “act break“. Sono i momenti che precedono ogni pausa pubblicitaria e introducono una situazione di pericolo o una rivelazione inaspettata… i momenti che ti spingono a tornare a vedere la puntata dopo la pubblicità. Trovare questi momenti è cruciale per dare forma alla storia: sono i paletti su cui si regge tutta la struttura.

Saper selezionare questi momenti è fondamentale. Gli scrittori alle prime armi spesso non se ne rendono conto – mi ricordo che i primi tempi cambiavo la mia decisione su quale dovesse essere l’act break perché volevo che cadesse nella pagina giusta. È un bruttissimo segno.

Gli act break dovrebbero essere chiari ed evidenti. Nell’episodio che ho scritto per Firefly, “Shindig” [1×04], il terzo atto finisce con Mal pugnalato, gravemente ferito e sul punto di perdere lo scontro. Non finisce con Mal che capovolge il risultato e prevale vittorioso sul suo avversario. Sono entrambi momenti significativi, ma uno dei due ti lascia la curiosità di vedere cosa accadrà, l’altro no.

Una volta chiarita la divisione in atti, gli scrittori lavorano insieme per definire le altre scene. Alla fine, c’è un’intera lavagna piena di materiale.

Lo scalettone

A questo punto la dinamica di lavoro cambia completamente, e smette di essere un progetto di gruppo. È qui che subentra il singolo autore dell’episodio. Prende la storia così spezzettata e la trasforma in una scaletta più o meno dettagliata.

Uno scalettone [i.o. outline, anche se dalla descrizione che se ne fa sembrerebbe quasi un trattamento. n.d.T.] di solito occupa tra le nove e le quattordici pagine. Sviluppa la storia, chiarisce i comportamenti dei personaggi, l’ordine in cui avvengono gli eventi all’interno delle scene e spesso include già esempi di dialoghi e battute. Di solito ci vuole una giornata a scrivere uno scalettone.

Lo scalettone completo viene consegnato agli showrunner – Joss Whedon e Marti Noxon nel caso di Buffy. Lo scrittore riceve delle note a stretto giro, di solito entro la giornata. Sono spesso note brevi, quasi sempre collegate al tono delle singole scene – “fai attenzione che non venga fuori troppo ridicola” o “questa scena me la vedo più spaventosa”.

La sceneggiatura

A questo punto, lo scrittore si mette al lavoro sulla sceneggiatura. Molti preferiscono andare a casa e lavorarci in solitudine. Se stai scrivendo la tua storia non devi partecipare al brainstorming per gli episodi successivi, almeno finché non hai preparato la prima bozza.

La prima bozza può richiedere dai tre giorni alle due settimane di lavoro, dipende dalle richieste della produzione. A volte i tempi di produzione richiedono che più di uno scrittore lavori sul singolo episodio, dividendolo in due o tre parti – curiosamente, spesso ne vengono fuori episodi davvero carini e senza alcuno stacco evidente, perché abbiamo imparato a scrivere tutti nello stesso stile.

La prima bozza trasforma lo scalettone in uno script di circa 52 pagine. Chi non ha mai preso parte al processo creativo a volte è deluso quando scopre che ci affidiamo a uno scalettone molto dettagliato. Hanno la sensazione che questo lasci poco spazio al lavoro creativo in fase di scrittura vera e propria, ma non è affatto così. Anzi, la stesura della sceneggiatura è il momento più eccitante e liberatorio del processo… ogni parola pronunciata, ogni cazzotto lanciato emergono in questa fase. Per me è in questo momento, e non quando viene filmato, che l’episodio diventa reale.

Dopo aver consegnato la prima bozza, lo scrittore riceve altre note. Possono essere più o meno estese ma negli show di Joss Whedon è raro che in questa fase si debba ripensare totalmente l’episodio. La storia rimane la stessa, per quanto le parole con cui è raccontata possano cambiare. Anche una sessione di note molto intensa difficilmente dura più di un’ora e di solito comunque dura molto di meno.

Lo scrittore registra queste note e nel giro di qualche giorno produce una seconda bozza. Le sceneggiature di Buffy di solito arrivano al massimo a una terza o a una quarta bozza, ma alla fine del processo le modifiche richieste sono davvero piccole – “cambia questa parola” o “taglia questa battuta”.

Alla fine, Joss o Marti o Tim [Minear] prendono lo script e lo revisionano in prima persona. Ne deriva lo shooting draft, la sceneggiatura finale.

E a questo punto, si procede alle riprese.

Congratulazioni – questo è un episodio!

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